sabato 28 maggio 2011

UNA STORIA DI MUSHKIL GUSHA


Il taglialegna
In un tempo remoto, un povero taglialegna che, rimasto vedovo, viveva con la sua piccola figlia in un posto ad un migliaio di chilometri da qui. Egli andava ogni giorno sulle montagne a tagliare legna da ardere che riportava a casa per farne delle fascine. Dopo, era solito fare una piccola colazione, quindi andava a piedi al paese più vicino dove avrebbe venduto la sua legna. Poi, dopo aver riposato un po', ritornava a casa. Un giorno,che arrivo a casa molto tardi, la ragazza gli disse:

La figlia del taglialegna
«Padre, padre, qualche volta desidererei avere qualche cibo migliore, maggior quantità e più varietà di cose da mangiare.
— Molto bene mia piccola, disse il vecchio, domani mi alzerò molto presto, andrò più lontano, sulle montagne, dove c'è più legna, e ne riporterò più del solito. Sarò a casa più presto e potrò preparare le fascine; poi andrò in città e le venderò in modo da poter guadagnare più denaro e ti porterò ogni tipo di cose buone da mangiare.»

La mattina seguente il taglialegna si alzò prima dell'alba ed andò sui monti. Lavorò molto duramente, tagliando legna e spogliando i rami e ne fece un enorme fascio che trasportò sulle spalle fino alla sua piccola casa. Quando arrivò era ancora molto presto. Mise il suo carico di legna al suolo e bussò alla porta dicendo:

«Figlia,figlia,apri la porta. sono affamato ed assetato ed ho bisogno di riposare un po' prima di andare al mercato.»

Ma la porta era chiusa a chiave. Il legnaiolo era tanto stanco che si stese a terra ed in breve tempo si addormentò a fianco della sua legna. La piccola ragazza, avendo dimenticato la conversazione della notte precedente, si era addormentata. Quando si svegliò qualche ora dopo, il sole era già alto, ed il taglialegna busso di nuovo alla porta e disse:

«Figlia, figlia, vieni subito,devo riposare un po' ed andare al mercato a vendere la legna perché è già molto più tardi del solito.»

Ma, avendo dimenticato tutto sulla conversazione della notte precedente, nel frattempo la ragazzina si era alzata, aveva riordinato la casa ed era uscita per una passeggiata. Ella aveva chiuso a chiave la casa, pensando che il padre fosse ancora in paese. Allora il taglialegna pensò:

«Ora e troppo tardi per andare in paese, quindi andrò di nuovo sui monti a tagliare dell'altra legna che riporterò a casa, così domani porterò un doppio carico al mercato.»


Per tutta la giornata il taglialegna tribolò sui monti, tagliando legna e pulendo rami di alberi secchi. Quando arrivi a casa con la legna sulle spalle era già sera inoltrata. Egli appoggio il suo carico a fianco la sua cascina e bussò alla porta dicendo:

«Figlia, figlia apri la porta che sono stanco morto e non ho mangiato niente per tutto il giorno. Ho un doppio carico di legna che spero di portare al mercato domani. Questa notte devo dormire bene così da essere forte.»

Ma non ci fu risposta, poiché la ragazza tornando a casa e sentendosi molto stanca, si era preparata qualcosa da mangiare ed era andata a letto. Lei, all'inizio, si era preoccupata per il ritardo del padre, poi aveva pensato che egli aveva deciso di trascorrere la notte in paese. Ancora una volta il taglia legna non potendo entrare in casa, stanco, affamato ed assetato, si distese sulle fascine di legna e presto si addormentò. Egli non era riuscito a rimanere sveglio, anche se era in pensiero per ciò che poteva essere accaduto alla figlia. Poiché sentiva freddo e fame, si svegliò prestissimo il mattino dopo, prima ancora che facesse giorno. Si mise a sedere e si guardò intorno,ma non riuscì a vedere niente.... All'improvviso accadde una cosa strana: il taglialegna pensò di aver udito una voce, che diceva:

«Sbrigati, sbrigati, lascia la tua legna e vieni da questa parte. Se necessiti di molto e vuoi abbastanza poco, avrai del cibo delizioso.»

Il taglialegna sbigottito, si alzò e camminò nella direzione della voce. Camminò molto ma non trovò nulla. A questo punto egli sentiva freddo, fame, era più stanco che mai e si era smarrito. Era stato pieno di speranze, ma questo sembrava non essergli stato di aiuto. Allora si sentì triste, ma tanto triste ed ebbe voglia di piangere, ma si rese conto che piangere non lo avrebbe aiutato per niente, così si stese a terra e si addormentò.

Si svegliò ancora molto presto. Faceva molto freddo ed aveva molta fame, per potere dormire. Così decise di narrare a se stesso come se si trattasse di un racconto, tutto quello che era successo dal momento che la sua piccola figlia gli aveva detto che voleva un cibo diverso dal solito. Nel momento che terminò di raccontarsi la sua storia, gli sembrò di udire un altra voce che veniva da qualche parte sopra di lui, oltre l'alba, e che gli diceva:

«Vecchio, perché stai lì seduto?
— Io mi sto raccontando la mia storia,disse il taglialegna.
— E quale è la tua storia??, disse la voce.»

Il vecchio raccontò la sua storia... «Bene»,disse la voce. Poi disse al taglialegna di chiudere gli occhi e di salire un gradino come se ci fosse una scala.

«Ma io non vedo nessun gradino, disse il povero vecchio.
— Non importa, rispose la voce.»

Il vecchio fece come gli era stato detto.

Nel momento che chiuse gli occhi, si ritrovò in piedi, e come alzò il piede destro notò che c'era qualcosa come un gradino sotto di esso. Egli iniziò a salire su ciò che sembrava una scalinata. Improvvisamente tutta la scalinata incominciò a muoversi molto rapidamente e la voce gli disse:

«Non aprire gli occhi fino a che non ti dico di farlo.»

Poco dopo la voce gli disse di aprire gli occhi. Quando lo fece si ritrovò in un posto che somigliava a un deserto, con il sole che picchiava sù di lui. Egli era circondato da mucchi e mucchi di ciottoli di tutti i colori rossi, verdi, blu e bianchi. Mà gli sembrò di essere solo. Si guardo intorno ma non potette vedere nessuno. La voce... incominciò a parlare ancora...


«Raccogline più che puoi di queste pietre, disse, poi chiudi gli occhi e scendi le scale di nuovo.»

Il legnaiolo fece come gli era stato detto e, quando riaprì gli occhi, all'ordine della voce, si ritrovo di fronte alla porta della sua casa: bussò alla porta e la sua piccola figlia gli rispose. Lei gli domandò dove fosse stato e lui glielo disse, anche se poteva difficilmente comprendere ciò che le si stava dicendo, dato che tutto sembrava così confuso. La ragazza ed il padre entrarono in casa, divisero il cibo che era rimasto: un pugno di datteri secchi. Quando ebbero terminato, il vecchio pensò di udire una voce che gli parlava ancora,...una voce come quella che gli aveva detto di salire le scale. La voce disse:

«Anche se tu non puoi ancora saperlo, sei stato salvato da Mushkil Gushà. Ricordati Mushkil Gushà è sempre qui. Fai in modo, ogni Giovedì Notte, di mangiare qualche dattero e di raccontare la storia di Mushkil Gushà. Oppure dai un regalo a qualcuno che aiuterà i bisognosi in nome di Mushkil Gushà. Assicurati che la storia di Mushkil Gushà non sia mai dico mai, dimenticata. Se tu fai questo, e se questo è fatto da coloro a cui racconti la storia, la gente che è veramente bisognosa, troverà la sua Strada.»

Il legnaiolo mise tutte le pietre che aveva raccolto nel deserto in un angolo della sua casetta. Esse sembravano delle pietre ordinarie ed egli non sapeva cosa farne.

Il mattino seguente, portò il doppio carico di legna che aveva raccolto, e al mercato la vendette facilmente a un prezzo alto. Poi tornò a casa e riportò alla figlia ogni tipo di cibi deliziosi, che essa non aveva mai assaggiato. Dopo aver mangiato, il legnaiolo disse:

«Adesso ti racconterò tutta la Storia di Mushkil Gushà. Mushkil Gushà... è COLUI CHE RIMUOVE TUTTE LE DIFFICOLTÀ. Le nostre difficoltà sono state appianate tramite Mushkil Gushà e noi lo dobbiamo ricordare sempre.»

Per circa una settimana la vita del vecchio trascorse come sempre. Egli andava sui monti, raccoglieva la legna e al mercato trovava sempre un compratore senza difficoltà. Arrivò il Giovedì, e come sempre succede agli esseri umani, dimenticò di raccontare la storia di Mushkil Gushà. Più tardi, quella sera, nella casa del vicino del legnaiolo si spense il fuoco. Il vicino non aveva niente per riaccenderlo e andò alla casa del legnaiolo. Egli disse:

«Vicino,vicino, dacci per piacere un po' della fiamma delle tue meravigliose lampade la cui luce possiamo vedere attraverso la finestra.
— Che lampade? disse il legnaiolo.
— Vieni fuori e vedrai cosa intendo dire, disse il vicino.»

Così il legnaiolo andò fuori e vide senza ombra di dubbio ogni tipo di luce Multicolore brillare dall'interno attraverso la finestra. Egli entrò in casa e vide che le luci provenivano dai ciottoli che aveva ammucchiato nell'angolo della sua cascina. Mà i raggi di luce erano freddi e non era possibile usarli per accendere il fuoco. Così usci di nuovo e disse al vicino:

«Vicino, mi spiace, ma non fuoco.»

E gli sbatte la porta in faccia. E qui il vicino esce dalla nostra storia.

Il taglialegna e sua figlia, si affrettarono a coprire le luci brillanti multicolori, con tutti gli stracci che poterono trovare, per paura che qualcuno potesse vedere quale tesoro essi possedessero.

La mattina dopo, quando scoprirono le pietre, si accorsero che esse erano preziose, gemme luminose. Così portarono le gemme, una alla volta, nelle città circostanti, dove le vendettero per un prezzo altissimo.

Allora il legnaiolo decise di costruire per se e per la sua figlia un palazzo meraviglioso. Scelsero un terreno proprio davanti al castello del Rè del loro paese ed in breve tempo fu costruito un meraviglioso palazzo. Ora questo Re aveva una figlia bellissima: un giorno essa si alzò presto e si affacciò alla finestra, vide una specie di castello fiabesco proprio davanti al castello del padre e fu sorpresa. Essa domandò ai suoi servi:

«Chi ha costruito quel castello? Quale diritto ha questa gente di fare una simile cosa vicino la nostra casa?»

I servi andarono via e presero informazioni: tornarono dopo un po' e raccontarono alla principessa la storia in base a quello che avevano potuto sapere. La principessa chiamò la piccola figlia del taglialegna perché era molto arrabbiata con lei: ma quando le due ragazze si incontrarono e parlarono, diventarono subito buone amiche. Esse incominciarono a vedersi e a stare insieme tutti i giorni ed andavano a nuotare e giocare nel ruscello che era stato fatto costruire dal Rè per la principessa. Qualche giorno dopo il loro primo incontro, la principessa si mise al collo una collana di molto valore: ma prima di farsi il bagno, se la tolse e la appese al ramo di un albero che si trovava proprio a fianco del ruscello. Dimenticò però di riprenderla quando uscirono dall'acqua, e quando torno a casa pensò di averla perduta. La principessa ci pensò ancora, poi giunse alla conclusione che la figlia del taglialegna gliela avesse rubata: così lo disse al padre, ed egli informò immediatamente le guardie del castello e fece arrestare il taglialegna. Confiscò il castello, e dichiarò fallito tutto quello che il taglialegna possedeva. Il vecchio fu gettato in prigione e la figlia fu messa in un orfanotrofio.

Secondo l'usanza di quel paese, dopo un certo tempo il taglialegna fu tirato fuori dalla cella e fu incatenato ad un palo nella pubblica piazza, con una targa legata al collo. Sulla targa c'era scritto: «Questo è ciò che accade a coloro che rubano ai Rè.»

All'inizio la gente si affollava intorno a lui. Gli gettava delle cose e lo insultava. Egli si sentiva molto infelice. Ma presto, come succede agli uomini, tutti si abituarono alla vista del povero vecchio legato al palo e non gli prestarono che poca attenzione: a volte gli tiravano resti di cibo e a volte niente. Una volta udì qualcuno dire che era giovedì pomeriggio. Improvvisamente, si fece strada nella sua mente il pensiero che presto sarebbe giunta la sera di Mushkil Gushà, l'appianatore di tutte le difficoltà, che lui aveva dimenticato di commemorare per così tanto tempo. Aveva, appena avuto questo pensiero, quando un uomo caritatevole, che stava passando di lì,gli gettò una moneta. Il taglialegna gli gridò:

«Oh, generoso amico, tu mi hai tirato una moneta che non mi è di nessuna utilità. Mà, se tu fossi così buono da comprarmi qualche dattero e venire a sederti e mangiare con me, io te ne sarei eternamente grato.»

L'uomo andò a comprare qualche dattero. Si sedettero e mangiarono quei datteri insieme. Quando finirono, il taglialegna raccontò al viandante la storia di Mushkil Gushà. «Penso che devi essere matto» disse l'uomo generoso.

Quando arrivò a casa dopo questo fatto, trovò che tutti i suoi problemi erano scomparsi. E questo fece si che incominciasse a rifletter molto sù Mushkil Gushà. Ma egli lascia la nostra storia qui.

Il mattino dopo, la principessa andò al ruscello e mentre si accingeva ad andare in acqua vide ciò che sembrava la sua collana nel fondo del ruscello. Mentre stava per immergersi per riprendere la collana, uno starnuto fece sì che sollevasse la testa e si avvedesse che ciò che sembrava la sua collana sul fondo del ruscello, altro non era che il riflesso. La sua collana era appesa al ramo dove ella stessa l'aveva lasciata tanto tempo prima. La Principessa prese la sua collana e corse dal padre tutta eccitata e gli disse cosa era successo. Il Re diede immediatamente l'ordine che il taglialegna fosse rilasciato e fece pubbliche scuse. La piccola ragazza fu fatta uscire dall'orfanotrofio e tutti vissero felici e contenti da allora in poi...

Questi sono solo alcuni dei fatti della storia di Mushkil Gushà. È un racconto molto lungo e non finisce mai. Esso ha molte forme, ma di queste non tutte sono chiamate storie di Mushkil Gushà e perciò la gente non le riconosce. Mà è per Mushkil Gushà che questa storia, la sua storia, viene ricordata in qualsiasi parte del Mondo, giorno e notte, ovunque vi siano persone. Così come la sua storia è stata sempre recitata, così sarà sempre raccontata, per sempre.

Vuoi (volete) ripetere la Storia di Mushkil Gushà, il Giovedì Notte, ed aiutare così il Lavoro di Mushkil Gushà ?...